Il gioco d’azzardo è un passatempo ed una
passione che esiste da secoli: si pensi, ad esempio, al gioco del poker tipico
delle scene dei saloon nel far west o alla roulette russa già diffuso nei primi
secoli del Novecento. Regredendo ancor più nei secoli, possiamo fare
riferimento a narrazioni sull’antica Grecia legate alle scommesse degli
indovini sui risultati dei giochi olimpici e sull’antica Roma dove sui
combattimenti dei gladiatori si poteva puntare delle somme di denaro, le
cosiddette “munera”.
Stiamo parlando di tutti quelle forme ludiche
nelle quali si gioca con l’intenzione di vincere denaro e nei quali non è solo
l’abilità del giocatore a tradursi in vittoria o perdita, ma dove la sorte
influisce, in parte o del tutto, sul risultato della partita o della giocata.
Questa
tipologia di hobby non si traduce sempre in un’azione pericolosa, molte persone
giocano in modo responsabile. Purtroppo, però, molte persone con il tempo traducono il gioco in una mania,
sviluppando comportamenti compulsivi, così come avviene in soggetti affetti da
dipendenza da sostanze.
La dipendenza dal gioco d’azzardo è uno dei
problemi degli ultimi anni che, come gran parte delle malattie nate e
sviluppatesi nella società moderna, ha tradotto uno degli aspetti della nostra
realtà attuale in una manifestazione di un disagio psichico-sociale. Esso può
essere curato ma purtroppo, così come altre malattie psicologiche del giorno
d’oggi, viene sottovalutato e talvolta non riconosciuto. Si pensi, ad esempio,
che un famoso brand di cosmesi dato il
nome di “Daring game”, termine che si
traduce in italiano con “gioco d’azzardo”, ad una sua collezione limited
edition.
Questo è solo uno dei tanti esempi che dimostrano come tale effettivo
e grave problema viene tradotto con eccessiva leggerezza, anziché essere
ponderato e curato per ciò che è, ovvero una malattia. La ludodipendenza viene
sottovalutata poiché i giochi dei quale si serve sono molto diffusi e
considerati come passatempi comuni: i gratta e vinci, il lotto, il
supernalotto, il “Win for life”, il bingo, i giochi on line con vincite in
denaro, i giochi al casinò, le videolottery e le slot machine, le scommesse
sportive o ippiche.
Ripetiamo che, non sempre la pratica dei
giochi elencati si traduce in problema. L’hobby si traduce in malattia quando
viene manifestato un persistente bisogno di giocare, quando il tempo e il
denaro impiegati in essi aumentano in modo progressivo fino a condizionare in
modo significativo gli altri ambiti della propria vita (la famiglia, il lavoro,
il tempo libero) e investire al di sopra
delle proprie possibilità economiche.
Bisogna inoltre puntualizzare gioiosamente che
esistono cure specifiche per affrontare la problematica. Tale problema non è
necessariamente destinato a tradursi in una sconfitta per la persona
momentaneamente affetta da ludodipendenza
per la sua famiglia. La dipendenza da gioco può essere trattata, in
particolar modo con percorsi mirati di psicoterapia ad orientamento cognitivo
comportamentale.
Nonostante sia indispensabile rivolgersi ad un esperto in
materia, è fondamentale che la persona che manifesta tale problematica venga
accompagnata e circondata da persone che gli dimostrino di essere benvoluto e
amato, quali familiari e amici. Ricordiamo infatti che molto spesso le malattie
di natura psicologica sono la traduzione di una carenza affettiva o di un
disagio relazionale. È fondamentale inoltre che sia la persona affetta, sia i
suoi familiari o amici tengano a mente che qualsiasi persona non è malata,
bensì momentaneamente affetta da una malattia: nessuno nasce con una malattia
psicologiaca, quindi nessuno è destinato a convivervi per sempre. Si può sempre
guarire.
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